Viaggio in Francia, 7-20/08/2011

Home Page

Indice Lista Viaggi

Il giorno della partenza è domenica 7 agosto. Le moto sono pronte già dalla sera prima, cariche come muli, con il pieno fatto e le catene ingrassate. La nostra destinazione: la Francia del nord, terra di castelli, cattedrali gotiche, spiagge ventose e grandi scogliere… in realtà l'abbiamo scelta solo una settimana prima, ma per noi è quasi sempre così.
Protagonisti del viaggio:
Fil con Suzuki Bandit 1250S "Steel Wheel"




e Lilly su CB 500 "Little Wing"



Come equipaggiamento, la Bandit ha un bauletto Givi Maxia 52 e due borse rigide laterali da 41 l ciascuna. Il CB ha a sua volta un bauletto Givi Maxia 52. Entrambi possiamo contare su una borsa da serbatoio Lidl da 20 l e una borsa tubolare per ciascuno, da 50 l di marca Louis. Queste ultime, molto economiche, si sono rivelate praticissime, e soprattutto perfettamente impermeabili. Per dormire abbiamo scelto come nostra abitudine di servirci di campeggi. Avevamo due tende con noi: una vecchia Freedom doppio telo a tre posti (la tenda verde), e una piccola monotelo Q.bo a due posti (la tenda grigia). Materassini autogonfianti, sacchi a pelo, coperte in pile rendevano confortevole la nostra "zona notte". Per la "zona giorno", invece, un paio di sgabellini pieghevoli, un fornellino a gas, una pentola e un po' di provviste portate con noi (soprattutto risotti semi-pronti in busta, e scatolette) per essere il più possibile autonomi in ogni circostanza.

Domenica 7 agosto 2011 – Castiglione Mantovano-Bourges – km 922




Un caffé veloce veloce e siamo pronti alla mossa. Sono le 6 e 15 del mattino. Seguiamo la statale 10 fino a Cremona, poi entriamo in autostrada fino a Torino (per non rientrarci mai più per tutto il resto del viaggio) e ci addentriamo per la val di Susa. Non fa per niente caldo, e anzi, il cielo è piuttosto minaccioso, e ci obbliga a tenere l'antipioggia sempre a portata di mano. In realtà il tempo si mantiene abbastanza bene, solo nei pressi del confine, al Moncenisio piove in modo abbastanza deciso.
La strada del Moncenisio è molto bella, curve e tornanti piuttosto ampi, un bel laghetto, un forte… niente foto purtroppo: la fotocamera era sepolta sotto vari strati antipioggia… ci rifaremo più avanti. Passati oltralpe ci concediamo un rapido panino in un bar a bordo strada. Il tempo sta decisamente migliorando e la terra di Francia ci accoglie con un bel sole man mano che ci addentriamo. Attraversiamo la Provenza, la regione del Rodano, la Borgogna… belle strade, e non troppo trafficate. E poi finalmente la valle della Loira, e Bourges, dove è fissata la nostra prima tappa. Ci arriviamo quando sono le 19 passate, ma abbiamo abbastanza fortuna e riusciamo a trovare senza troppe difficoltà un camping municipale. È piuttosto vicino al centro, grande e ben attrezzato… dentro abbondano soprattutto i camper.
Per 13 euro e 40 (in totale, non a testa) ci danno una bella piazzola… anche troppo grande per la nostra tendina verde.




Bourges è una città molto bella e meriterebbe una visita accurata, ma ora che piantiamo la tenda, scarichiamo i bagagli e ci facciamo una doccia, è già quasi buio. Inoltre siamo affamati, quindi non vediamo l'ora di collaudare la nostra cucina da campo.



La cena: risotto agli asparagi. E poi a letto presto, perché dopo la giornata di viaggio crolliamo letteralmente di sonno.

Lunedì 8 agosto 2011 – Bourges – Chenonceau – Chaumont - Blois – Muides sur Loire - km 207




La mattina ci svegliamo sotto un cielo grigio e tetro, nella notte ha piovuto abbondantemente. Ci facciamo un caffè e smontiamo l'accampamento. Purtroppo non c'è tempo di visitare Bourges, ma nella giornata i luoghi incantevoli non mancheranno. Un po' piove e un po' no… ma alla fine è il sole che vince. La temperatura è gradevolmente primaverile. Si comincia da quello che forse è il più celebre dei castelli della Loira… che però non è sulla Loira, ma sulla Cher.
È il castello di Chenonceau.




Una costruzione particolarissima: tutto di pietra bianchissima, sorge su un ponte a cavallo del fiume (è stato edificato sulle rovine di un antico mulino).





Il re Enrico II volle donarlo alla sua favorita, Diana di Poitiers. Notare lo stemma con le iniziali della coppia reale H (Henry) e C (Catherine): incrociandosi formano beffardamente la D di Diana (e non era casuale).



Dopo la morte improvvisa del re, però, la vedova Caterina de' Medici cacciò l'odiata rivale e rientrò in possesso del castello.
È possibile visitare i magnifici giardini, il parco, le stanze interne, ancora avvolte di splendore rinascimentale.








Nel grande salone al secondo piano spicca un arazzo con una gondola…



non è uno sbaglio: la gondola fu acquistata a Venezia, con tanto di gondoliere, e portata qui per il sollazzo dei regali inquilini.
Attorno un enorme e GRATUITO parcheggio per auto, moto, camper, bici… che oltretutto è anche comodissimo per prepararsi un caffé dopo pranzo.




Vorremmo visitare anche Amboise, dove c'è un castello non meno famoso, che fu anche residenza di Leonardo negli anni della vecchiaia. Ma non trovando uno straccio di parcheggio, stufi di girare a vuoto nei sensi unici, decidiamo che ci sono castelli più interessanti. Scopriremo che in Francia i parcheggi dedicati alle moto sono rarissimi. Così nelle soste successive ci ingegneremo per metterle o nei parcheggi per bici, o in qualunque posto in cui non diano troppo fastidio. A Chaumont facciamo una breve sosta…





...prima di giungere a Blois.







Questa città fu il luogo da cui nella Guerra dei Cent'anni partì la riscossa dell'armata francese, dopo essersi ricomposta dallo sbando in cui era caduta, grazie alla passione di una ragazzetta di campagna che si chiamava Jeanne d'Arc. Jeanne portava i capelli corti e cavalcava come un uomo. Qui si fece preparare un'armatura benedetta e, portando il vessillo col fiordaliso, simbolo di Francia, guidò l'esercito alla liberazione di Orlèans.
Sempre a Blois, nel ‘500, risiedette la corte dei sovrani di Valois, nel castello che fu teatro di oscuri intrighi e sanguinosi assassinii.








Numerose le chiese… prima tra tutte la cattedrale gotica.







Costeggiando la Loira, che ci offre splendidi scorci, arriviamo al piccolo paese di Muides sur Loire quando ormai è sera. Ci fermiamo al Camping Bellevue, che sorge proprio sulla riva sinistra del fiume.







Anche il prezzo è molto invitante: 10 euro e 30 (sempre in totale, non a testa) per una notte.

Martedì 9 agosto 2011 – Orlèans – Chartres – Rouen – Roumare - km 303,6




Dopo il consueto caffè da campo e dopo aver ricaricato i bagagli, lasciamo il bel camping sulle rive della Loira, e muoviamo verso Chambord, che è poco distante. Varchiamo un grande cancello, oltre il quale un cartello avverte: animali in libertà, e ci inoltriamo attraverso una vasta distesa di boschi lussureggianti, che si estende per kilometri… è l'antica riserva di caccia dei re di Francia. Il castello di Chambord, che sorge al centro dell'immenso parco, è una costruzione maestosa e opulenta, di pietra bianchissima, 400 stanze di lusso supremo e sfrontato. Ci piacerebbe visitarlo dall'interno, ma a differenza di Chenonceau i parcheggi sono solo a pagamento e piuttosto cari anche per le moto. Anche per questa ragione, ci accontentiamo di ammirarlo da fuori e di percorrere il sentiero dove, al suono del corno e del tamburo, i regali Luigi inseguivano i cervi, mentre le dame attendevano e osservavano dagli altissimi bastioni del castello.





Tappa seguente: Orlèans… la città della Pulzella… la cui statua equestre domina Place du Martori, circondata da eleganti edifici, che sembrano inchinarsi al cospetto della giovanissima Jeanne.



Degna di nota anche la cattedrale di Sainte-Croix, in stile gotico del XVII-XIX secolo, ma le cui origini risalgono addirittura al secolo IV, passando per saccheggi, massacri, e continui ritorni alla luce.









Al suo interno, le vetrate multicolori celebrano le vicende della santa guerriera, dai trionfi militari alla terribile morte sul rogo.





Giriamo qua e là per il centro di Orlèans, che peraltro è un immenso cantiere di lavori in corso… e si spiega anche il perché: nel 2012 cadrà il sesto centenario della nascita di Jeanne, evento che la città vuole celebrare degnamente per onorare la propria eroina. Dopo un panino in un bistrot recuperiamo le moto (che avevamo lasciato in una zona non proprio amena), fortunatamente sane e salve.
Riprendiamo la strada dirigendoci verso Chartres. Il cielo è parecchio nuvoloso, ma fortunatamente non piove.
Lungo la strada scattiamo qualche foto alle cose più curiose, come questo bel mulino a vento




Avvicinandoci a Chartres, scorgiamo le guglie asimmetriche dell'immensa cattedrale già da oltre dieci km di distanza… che spettacolo emozionante doveva essere agli occhi dei pellegrini!
Entrati in città, finalmente ci troviamo ai piedi di quella che forse è la più caratteristica, affascinante e oscura delle cattedrali gotiche. La chiesa s'innalza sulle rovine di un antichissimo tempio druidico.












Da qualunque lato la si guardi, la sua superficie è un trionfo di pinnacoli, ghirigori e fantastiche chimere che si intrecciano a perdita d'occhio.





Durante la Rivoluzione, la Cattedrale fu dedicata al culto giacobino dell'Essere Supremo… e inoltre soffrì parecchi per la nuova moda delle teste mozzate.



Chartres è una splendida cittadina, con un centro elegante, nel quale è un piacere passeggiare.











La lasciamo un po' a malincuore e abbandoniamo la regione della Loira per entrare in Normandia, dove ci aspettano sorprese ancora più magnifiche.
Lo capiamo già attraversando la campagna, poi passando per il centro di Rouen. La città è bellissima… ma adesso non c'è tempo da perdere, bisogna trovare un alloggio per la notte. Non troviamo campeggi a Rouen, ma solo a una quindicina di km, nel paesino di Roumare. Si chiama Camping des Grenouilles… un nome simpatico... un posto tranquillo… il prezzo: 12,50 in totale.

Mercoledì 10 agosto 2011 – Rouen – Fécamp – Etretat – Deauville - km 265




La mattina è interamente dedicata alla visita della splendida città di Rouen. La città è divisa in due dalla Senna: sulla riva destra la città antica, sulla sinistra quella moderna (che in verità a noi interessa assai poco).
Rouen è la patria dei pittori impressionisti, Monet in primis, affascinati da come la luce del giorno creasse immagini diversissime a seconda continui mutamenti metereologici… e infatti il tempo in Normandia non è mai a senso unico: non c'è sole senza nuvoloni che l'oscurano d'improvviso, e non c'è pioggia così fitta da non lasciare spazio a un raggio di sole.
Parcheggiamo in centro, vicinissimi alla cattedrale… il parcheggio è un po' alla garibaldina… ma vediamo che gli ausiliari del traffico passano oltre le nostre moto, chiudendo un occhio. Siccome non abbiamo ancora fatto colazione, per prima cosa dobbiamo procurarci dei croissants. Allo scopo individuiamo una bella boulangerie proprio accanto alla cattedrale. Finalmente siamo pronti per dedicarci ai nostri compiti di mototuristi. Come già visto ad Orlèans, anche la cattedrale di Rouen si presenta alquanto "impacchettata" dalle impalcature, in preparazione al seicentenario della nascita di Jeanne d'Arc. Tuttavia il suo fascino gotico è immutato, come ai tempi in cui Monet la ritraeva in vari momenti della giornata.








I portoni, le facciate e le torri sono riccamente decorati in stile gotico fiammeggiante. E anche l'interno non è da meno.





Qui riposano ospiti illustri.



Dopo avervi sostato a lungo c'incamminiamo verso la porta du gros horloge… l'orologione medievale, che ha una sola lancetta.



Di qui si arriva al Palais de Justice, uno dei più begli esempi di architettura gotica civile, coi suoi pinnacoli intrecciati e le chimere che ne ornano le pareti.









In questo luogo fu tenuta prigioniera Jeanne d'Arc fino al giorno in cui, dopo un processo farsa (in seguito ritenuto nullo… ma ormai era troppo tardi), fu condotta alla vicina Place du vieux marchè, legata ad un palo in cima a una grande catasta di legna e data alle fiamme. A quei tempi, se stavi simpatico al boia, ti preparava la pira in modo che quando le fiamme arrivavano a lambire il corpo fossi già o morto soffocato dal fumo, o perlomeno svenuto. Ma Jeanne non fu così fortunata, si decise che doveva proprio bruciare viva, una morte atroce. Di lei rimase solo un mucchietto d'ossa annerite e, dice la leggenda, il cuore, che le fiamme non erano riuscite a consumare, tanto grande era la passione che vi albergava. Tutto quanto fu gettato nella Senna. Ma malgrado la crudeltà degli uomini, Jeanne oggi è viva come non mai in tutta la Francia ed in questo luogo in particolare. Nel luogo del suo martirio sorge oggi la moderna chiesa a lei dedicata dopo l'ascesa alla gloria degli altari (avvenuta in tempi relativamente recenti), testimonianza di quanto questo Paese, dopo sei secoli, serbi gratitudine e affetto per la sua eroina nazionale.









Oggi, Place du vieux marchè è un luogo incantevole...







Oltre alla cattedrale di Notre Dame, vi sono a Rouen altre splendide chiese, come Saint Maclou e l'abbazia di Saint Ouen.









Molto affascinante anche l'Hotel del Ville, coi suoi stupendi giardini.







Ovunque la città offre splendide viste, con coloratissimi edifici dall'aria retrò e le travi a vista, oltre a tanti, tanti fiori.







Per il pranzo, approfittiamo della medesima boulangerie in cui avevamo fatto colazione e ci gustiamo due panini all'ombra della cattedrale. Dopo mangiato risaliamo sulle nostre moto e lasciamo la bellissima capitale normanna.
È ormai pomeriggio e la giornata si è fatta davvero soleggiata e calda.
Arrivati sulla costa, il vento ci porta l'odore del mare e ci racconta antiche storie.




Attraversando il paese di Fécamp la nostra attenzione viene catturata da una splendida costruzione: è un'antica abbazia medievale.



Fécamp, apprendiamo, è anche il luogo in cui il duca Guglielmo, reduce dal trionfo di Hastings che l'aveva fatto re d'Inghilterra, sbarcò nella sua terra d'origine e festeggiò la conquista del nuovo regno con un solenne e magnifico banchetto.



A Etretat sosta d'obbligo per ammirare le famose candide falesie. In verità peniamo un po' per arrivarci: Etretat è un borgo turistico, affollato e caotico come sono le città di mare nella bella stagione. Per giungere alle falesie bisogna imboccare una stradina impervia e ripida, con tornanti strettissimi. Lassù il parcheggio è a pagamento… ma noi troviamo ugualmente un angolino di prato gratuito per le moto. E finalmente possiamo ammirare l'elefante nero, e l'elefante bianco, e l'ippopotamo, e tutte le altre creazioni bizzarre che il vento e il mare hanno scolpito per noi.











Lassù c'è anche una piccola cappella, ornata da bizzarre creature marine.





Il viaggio prosegue verso Le Havre.





Si tratta di una città mezza turistica e mezza industriale… è lo sbocco sul mare della capitale. Davvero molto caotica, l'attraversiamo non senza difficoltà. Imbocchiamo un breve tratto a pedaggio, poi attraversiamo il famoso Pont de Normandie (che invece è gratuito per le moto). Il ponte attraversa l'estuario della Senna, collegando la Bassa Normandia al Calvados, ed è il ponte sospeso con la maggiore campata al mondo: 850 metri di lunghezza e 60 di altezza.
Purtroppo non è possibile fermarsi lassù ad immortalare l'evento, perciò pubblichiamo solo una foto di repertorio trovata in rete.




Proseguiamo lungo la costa normanna. Il nostro intento è di fermarci a Deauville o nei paraggi, accampandoci qui per una o due notti. Si tratta di una zona fortemente turistica e di campeggi ce ne sono come funghi… vuoi che non lo troviamo?



E invece non va affatto come pensavamo: di campeggi ce ne sono sì tantissimi… ma chiudono prestissimo (sono appena le sette di sera), e anche se fossero aperti sono tutti esauriti. Ne passiamo ben cinque, ed in tutti ci rispondono la stessa cosa: c'est complet, je suis desolé. Allora passiamo alle chambre d'hotes, e poi addirittura agli alberghi, ma la musica non cambia. Ormai è buio e stiamo vagando a vuoto da alcune ore, siamo stanchi e affamati. Per sollevarci un po' decidiamo di regalarci la prima cena fuori dall'inizio del viaggio (finora avevamo sempre usufruito della nostra cucina da campo), in un locale a Dives sur mer, che ci sembra invitante. Menù a base di aringa con patate, galette (ovvero crepe salata) e dessert per 27 euro complessivi in due.
A stomaco pieno, siamo più tranquilli: prendiamo una strada a caso su per le colline, direzione Lisieux, e ci fermiamo al primo campeggio che incontriamo (ce ne sono davvero tantissimi), il Camping du Golf… naturalmente completo pure quello. È buio pesto, e in giro non c'è nessuno. Con grandissima faccia tosta cominciamo a scaricare le moto, tiriamo fuori la tenda piccola e la piantiamo nel parcheggio esterno del camping. Come avevamo previsto, nessuno ha il coraggio di mandarci via.
Di tutti i camping dove abbiamo soggiornato durante il viaggio, questo si merita senza dubbio la palma del più economico: 0 euro per due persone e due moto… senza uso servizi, però (ma c'erano delle rigogliose siepi a bordo strada)!

Giovedì 11 agosto 2011 – Caen – Bayeux – Etreham - Bayeux - Etreham - km 128 (quasi tutti intorno a Bayeux)




Ci svegliamo all'alba, in fretta e furia impacchettiamo i bagagli e lasciamo il nostro alloggio semi clandestino. Non ha piovuto nella notte, ma c'è un'umidità pazzesca! Caen è vicina, una ventina di km appena. Ci arriviamo di buon'ora, quando ancora è quasi tutto chiuso. Sosta croissant d'obbligo in boulangerie, poi passiamo una mattina molto bella in giro per la città.







Caen è ricca di chiese, in caratteristica "pietra bionda", e c'è anche un castello medievale fatto costruire da Guglielmo il Conquistatore, che alla morte fu sepolto proprio in questa città.









Purtroppo le vicende della seconda guerra mondiale hanno messo a dura prova la città, che fu oggetto di bombardamenti e distrutta per tre quarti.
A metà mattina lasciamo Caen diretti a Bayeux. Memori della spiacevole avventura della sera prima, decidiamo di concentrarci subito sulla ricerca di una sistemazione logistica, rimandando a dopo la visita della città e dei dintorni. E l'idea è saggia, perché trovare un campeggio non è facile neppure a Bayeux. In città non ne troviamo. Proviamo nei paesi vicini. Nei dintorni di Isigny ci imbattiamo in una realtà che ignoravamo: i cosiddetti "camping rurali". Praticamente, se uno abita in campagna e ha un terreno un po' spazioso intorno a casa, può dargli il nome di camping, chiedendo una tariffa (di solito ridotta) per piantarci la tenda o parcheggiare il camper e far pagare un gettone per l'uso di docce e servizi. Il nostro "albergatore" sarebbe un bamboccio occhialuto di forse dieci anni che parla un francese comprensibile a stento. Beh, la sera prima ci avremmo messo la firma per un posto così, ma adesso l'idea di lasciare la tenda in un luogo aperto e incustodito, dove chiunque può entrare e uscire senza controlli, non ci piace granché. Meglio cercare altrove. Ci sono altri camping, anche più "tradizionali"… uno è troppo costoso, un altro è esaurito… ecco finalmente, dopo lungo vagare, ne troviamo uno che può andar bene… un po' più caro dei precedenti (20,10 € in due), ma bello.
È il Camping de la reine Mathilde, a Etreham. In fondo sono appena 10 euro al giorno a persona. Ci resteremo quindi due notti.








Abbiamo qualche difficoltà nel piantare la tenda… sì, perché la tenda verde, quella "grande", che già ci aveva dato qualche problema a Roumare, cede del tutto: i paletti sono ormai inutilizzabili. Poco male, abbiamo sempre quella piccola… che però è piccola davvero… ci viene un'idea "geniale", ovvero di montare la tenda piccola con sopra il telo della grande, in modo da avere delle comode verandine davanti e sui lati per poter riparare un po' di bagagli.



Allestito l'accampamento, ci concediamo una doccia ristoratrice, un risottino da campo ed un rapido bucato.



Siamo finalmente pronti per visitare Bayeux.





Anche qui c'è una magnifica cattedrale gotica.





E poi il centro Guillaime le Conquerant, con la sua nave vikinga ricostruita che monta la guardia…



davanti alla biglietteria c'è una lunga fila… meglio tornare domani sul presto.
Sulla via del ritorno ci fermiamo in un discount per fare un po' di spesa: scegliamo prevalentemente scatolame, che può essere conservato e trasportato senza troppi problemi, della porchetta confezionata che mangeremo subito… e degli invitanti biscottini normanni al burro… alternativa al solito croissant per le nostre colazioni.
Quando usciamo sta piovendo a dirotto… e bagnata sarà anche la nostra cena.




Fortunatamente, il bucato, al riparo sotto alle piante, si asciuga senza problemi!

Venerdì 12 agosto 2011 - Bayeux – Arromanches le Bains – Saint Lo – Bayeux - km 202




Nella notte ha piovuto copiosamente, e anche la mattina si presenta bagnata, con il cielo alquanto cupo. Poco male, perché tanto il nostro primo obiettivo è al coperto: l'arazzo detto della Regina Matilde, al centre Guillaime le Conquerant a Bayeux. L'arazzo fu fatto realizzare da Guglielmo (o da qualcuno della sua famiglia) per celebrare e raccontare ai suoi sudditi, che per la grandissima parte non sapevano né leggere né scrivere, le vicende della trionfale campagna al dì là della Manica e la conquista del regno d'Inghilterra. Si tratta di una striscia di stoffa alta 50 cm e lunga 70 metri. Non è propriamente un arazzo, ma una striscia di lino, sulla quale sono ricamate le scene ralative ai fatti salienti della conquista, in un crescendo trascinante, che culmina con le scene della battaglia, del trionfo e dell'incoronazione del principe normanno. Ogni scena porta una breve didascalia in latino. Veniva esposto al pubblico in occasione di festività, forse c'erano dei bardi o cantastorie che accompagnavano le immagini col canto e con la musica. Un modo originale e vivissimo di raccontare eventi, nel quale molti hanno visto l'antenato medievale dei moderni fumetti. Si tratta anche di una fonte importantissima per gli storici, in quanto rappresenta una sorta di "fotografia" degli usi e costumi del suo tempo. Da notare che Guglielmo viene sempre rappresentato come un personaggio nobile, fiero, valoroso... mentre il suo rivale Aroldo ha tratti quasi caricaturali. L'arazzo naturalmente non può essere fotografato dal pubblico: quella che appare di seguito è quindi un'immagine di repertorio.



Nel pomeriggio, facciamo un salto virtuale di un migliaio di anni, che ci porta a un altro sbarco e ad altre sanguinose battaglie, ma sulla costa opposta, sulle spiagge di Normandia.
Ci sono moltissimi musei dedicati alle vicende della seconda guerra mondiale in questi luoghi, così come ci sono moltissimi cimiteri di guerra (reperti e cadaveri non mancavano di certo) ma il principale, il più ricco e completo è il Museé du debarquement di Arromanches les bains.












Lungo la costa normanna è possibile anche seguire un percorso guidato, segnalato dai cartelli con la colomba della pace, che conduce attraverso i luoghi dove si svolsero i fatti salienti del D-Day. Il più interessante è probabilmente Omaha Beach.



Sembra una spiaggia come tante, con le vele da windsurf, e qualche temerario che fa il bagno nell'acqua gelida, tanto che ci viene pure il dubbio di aver sbagliato posto.



Addentrandoci sulla riva però i nostri dubbi vengono fugati: ecco qua e là una stele, monumenti commemorativi, i resti dei bunker da cui i soldati tedeschi videro piombargli addosso l'inferno







Da qui si accede ad uno dei tanti cimiteri militari americani della zona. C'è anche un grande memoriale, nel quale vengono esposte continuamente foto e filmati, e una voce registrata scandisce senza sosta i nomi dei soldati caduti in battaglia in un elenco che appare infinito.
Il cimitero è come quelli si vedono in tanti film: candide croci disposte su file parallele, ordinatissime, interminabili, e ogni tanto una stella di David nel mezzo. Niente distinzioni di grado, solo nome e cognome: la morte rende tutti uguali, ufficiali e soldati semplici. C'è un tempietto con una statua che rappresenta (presumibilmente) la Pace e una grande vasca colma di variopinte ninfee.












A poche decine di km, a La Cambe, il cimitero militare tedesco (anche questo uno dei tanti) si presenta in modo molto diverso. Le lapidi sono orizzontali, dei quadrati di pietra grigia sagomati come croci. Ogni lapide due soldati (evidentemente c'erano in giro più morti che spazio per seppellirli). Le lapidi sono intervallate da gruppi ornamentali costituiti da file di cinque croci, anch'esse in pietra grigia. Nel mezzo una collinetta da cui domina un grande crocifisso di pietra.









La Pointe du Hoc è il luogo in cui la Storia ha rischiato per un attimo di prendere un'altra via. Era uno sperone roccioso da cui i Tedeschi sorvegliavano due delle spiagge designate per lo sbarco. Un manipolo di rangers alleati avrebbe dovuto prendere d'assalto le postazioni nemiche, in modo da agevolare le operazioni dei commilitoni. Ma fu commesso un errore, e i Rangers si ritrovarono in un altro punto della costa, a circa 40 minuti di cammino. Quando arrivarono, i Tedeschi si erano già spostati per dare il "benvenuto" alle truppe che stavano sbarcando… e questo rischiò seriamente di compromettere l'importantissima operazione, che comunque, dopo sanguinosa battaglia, finì con esito vittorioso per gli Alleati.





E dopo questa full immersion nelle battaglie di ieri e di oggi ci ritiriamo, per passare la nostra ultima sera alla reine Mathilde: cena di chili con carne e tisana digestiva alla menta e liquirizia (tutti frutti della nostra visita al discount).

Sabato 13 agosto 2011 – Bayeux – Mont Saint Michel – La Richardais – 219 km




La mattina si presenta decisamente grigia e piovosa. Lasciamo la Reine Mathilde e puntiamo a ovest.



Il tempo mette decisamente tristezza, per svagarci un po' decidiamo di fermarci in un Decathlon che scorgiamo dalla strada, per passare un po' di tempo all'asciutto… e magari acquistare qualcosa che ci può essere utile in viaggio. Ne usciremo dopo quasi un'ora con una sedia pieghevole da campeggio, una calzamaglia (per Lilly) da usare come sottotuta, un foglio di materiale termico isolante (utile da mettere sul fondo della tenda), una bomboletta Camping Gaz per il fornellino da campeggio.
È tardissima mattina quando arriviamo in vista di Mont Saint Michel.




C'è la bassa marea, e fa un po' meno impressione. Per arrivarci si imbocca una strada in mezzo al niente (in mezzo alle acque in altri orari), che porta fino al parcheggio obbligato, al modico prezzo di 2 € per le moto.



Ancora un tratto a piedi… e poi inizia la salita. L'antica abbazia intitolata all'Arcangelo Michele si trova sulla sommità dell'isolotto roccioso. Tutto intorno un borgo che ricorda prepotentemente le sue origini medievali: ristoranti con finte armature esposte, negozietti dove acquistare spade e balestre come souvenir, bar che si presentano con l'aspetto di antiche taverne… e soprattutto esercenti furbacchioni, pronti ad approfittarsi dei turisti, come probabilmente i loro antenati facevano con i pellegrini secoli prima.
Arrivare all'abbazia è tutto un tormento di rampe e scalinate ripide e strette. Arrivati alla biglietteria sono decisamente in debito d'ossigeno. Qualche istante per riprendere fiato, e poi inizia la visita, attraverso le cappelle, i camminamenti, i refettori e le sale di scrittura dove dimoravano i monaci benedettini.
















Terminata la visita, ripartiamo e passiamo il confine regionale della Bretagna.
Vorremmo arrivare a Saint Malo e trovare un campeggio prima di sera. Purtroppo gli unici che troviamo sono dei quattro stelle, mentre preferiremmo qualcosa di più economico. A complicare le cose la pioggia non smette di venire giù.
Finalmente in un paesino vicino a Saint Malo troviamo un camping municipale, comodo ed economico. Il prezzo totale per due persone, due moto ed una tenda è di 10,48 € a notte. Ci resteremo per tre notti.
L'uomo della reception (che si vanta di essere italiano per un quarto) ci dà il benvenuto molto calorosamente e ci invita all'aperitivo delle 18.00, offerto a tutti i campeggianti dalla Comunità. Adesso piove a dirotto. Conosciamo una coppia di ragazzi di Como, che ci offrono gentilmente l'enorme veranda della loro tenda per mettere al riparo caschi, stivali e altre cose ingombranti. Ci raccontano che per visitare Saint Malo c'è un comodissimo sevizio bus, e ci danno anche gli orari delle corse. Visto il tempo infame decidiamo di approfittarne per l'indomani.
La pioggia non dà tregua e a fatica riusciamo a piantare la tenda. Poi ci infiliamo dentro e non usciamo più fino al mattino seguente.

Domenica 14 agosto 2011 – La Richardais – Saint Malo – Cancale – La Richardais

Per una volta ci separiamo dalle nostre motine: resteranno in campeggio mentre noi ce ne andremo a visitare Saint Malo. Nella notte ha piovuto per bene, e anche la mattina è bella umidiccia e gocciolosa. Di buon'ora usciamo alla scoperta del paesino di La Richardais, che è davvero piccolo.
La fermata del bus è vicino alla chiesa, e nella piazza c'è anche una bella boulangerie, nella quale acquistiamo pain et chocolat per colazione. Il bus passa alle 10.15, quindi mentre aspettiamo abbiamo il tempo per guardarci attorno.




Il biglietto si fa a bordo. Da La Richardais a Saint Malo è davvero un attimo. L'antica città dei corsari è collegata alla terraferma bretone da un lungo ponte. Il bus porta fin sotto le mura dell'antica cittadella fortificata, ma noi ci sbagliamo e scendiamo una fermata prima, quella della ferrovia. Poco male: così abbiamo modo di farci una piacevole passeggiata lungo il porto.



Entriamo da una delle porte secondarie, sotto lo sguardo corrucciato del poeta Chateaubriand in forma di statua, e ci arrampichiamo sulla cinta muraria.











Infatti è possibile percorrere l'intero perimetro delle mura, e godersi al tempo stesso la vista sul mare e sull'antico borgo. Si vedono gli isolotti fortificati al largo, che con la bassa marea sono raggiungibili a piedi.







All'interno della cinta costruzioni caratteristiche in pietra bigia, coi tetti coperti di muschio. Il cielo è coperto, ma in via di miglioramento: appaiono spiragli di sole sempre più decisi.







Come già a Mont Saint Michel, i prezzi dei locali sono abbastanza "da rapina", il che ci consiglia di rientrare al campeggio e pranzare lì. Riprendiamo dunque l'autobus (stavolta dalla fermata giusta), e in meno di mezz'ora siamo al camping.
Adesso c'è un sole bellissimo: da questo momento in poi il tempo sarà sempre bello fino alla fine del viaggio. Un pranzo veloce, poi ci aspetta una scappata sulla costa, stavolta con le nostre moto, verso Cap Frehèl.
In realtà non arriviamo troppo lontano, perché a Dinard, subido dopo La Richardais, a Lilly capita un incontro un po' troppo ravvicinato con un turista polacco alla guida di un'auto a noleggio. Risultato: moto per terra e un grande spavento. Le signore del posto che hanno assistito alla scena, impressionate e spaventate, chiamano vigili e ambulanza. Fortunatamente Lilly se l'è cavata con qualche livido qua e là. I soccorritori si sono complimentati per i jeans con le protezioni: da queste parti non se ne vedono.
A destare qualche preoccupazione, sono invece le condizioni di Little Wing: un bozzo sul serbatoio, una leva spezzata, cupolino rotto in più punti, manubrio piegato e, il danno peggiore, si è tranciato di netto l'attacco della pedana destra.
Rientriamo al campeggio quando ormai è pomeriggio inoltrato, con Lilly alla guida della Banditona e Fil sull'acciaccato CB.
Per tirarci su, decidiamo di regalarci una cena fuori. Con la sola Banditona ce ne andiamo allora a Cancale, la capitale delle ostriche!
Passeggiamo a lungo per il centro ed il porticciolo, ammirando tra l'altro le evoluzioni di una splendida goletta.










Scegliamo infine un piccolo ristorante che ci sembra gradevole, con i tavolini all'aperto, che si chiama L'Abordage. Non essendo stagione giusta per le ostriche, però, preferiamo gamberi e cozze con patatine fritte. Da bere, naturalmente, ci facciamo portare del sidro brut, la più celebre bevanda locale. Il tutto per la modica cifra di 18 € a testa.





Lunedì 15 agosto 2011 – La Richardais – Fort LaLatte – Cap Frehèl – La Richardais - km 227



La mattina è interamente dedicata alla sistemazione della povera moto. Dopo aver raddrizzato e fermato alla meglio le varie parti rotte o piegate (cavalletto, cupolino, contrappeso, specchietto, manubrio…), ci rechiamo in un un Mr Bricolage per acquistare un po' di viteria ed una staffa d'acciaio (originariamente un sostegno per mensola) che ha forma e dimensioni compatibili con quelle della pedana. La staffa viene poi avvitata nella sede del sostegno della pedana. Per renderla più confortevole, sopra fissiamo una spugnetta lavapiatti con delle fascette, e poi impacchettiamo il tutto con il nastro americano.









Finalmente, dopo un breve giro di collaudo, si va a Cap Frehèl!
Prima ci fermiamo a Fort La Latte, un castello fortificato sul mare.






A Cap Frehèl parcheggiamo abbastanza lontano, per farci una piacevolissima e lunga passeggiata in mezzo a un mare di erica e ginestra, che ci porterà fino al faro.













Sulla via del ritorno decidiamo di iterare le ottime cozze della sera prima. Ci fermiamo quindi lungo la strada in una moulerie, che porta il nome celtico di Ty Faitaud, a Plévenon. Mangiamo bene, e anche il prezzo è abbordabilissimo (diciamo come un paio di pizze nostrane).
Effetti della marea: lo stesso scorcio fotografato all'andata e al ritorno!






Martedì 16 agosto 2011 – La Richardais – Chateaulin – Locrenan – Cap du Raz – Locronan – 357 km



La mattina lasciamo il camping di La Richardais con una punta di dispiacere: dopo tre notti ci sentivamo un po' di casa. Attraversiamo diagonalmente l'interno della Bretagna, una terra che ha un sapore magico.



Intorno all'ora di pranzo ci fermiamo a Chateaullin, un paesino che ci sembra particolarmente grazioso, e ci prendiamo un panino con gamberi e salmone.



Proseguiamo poi fino al caratteristico borgo di Locronan, dove faremo tappa. Il camping si presenta come un due stelle, anche se è un più caro della media: 17 € complessivi. Visto che il tempo sembra volgere al bello, decidiamo di rinunciare alla comodità della veranda: pianteremo solo la piccola Q.bo monotelo, così faremo prima il giorno seguente a sbaraccare l'accampamento.
Locronan è un borgo davvero graziosissimo, ove la pesantezza della pietra bigia delle caratteristiche casette è illeggiadrita dai colori dei fiori, che qui sono resi particolarmente vividi dal clima oceanico fresco e umido.










Tuttavia, un paio d'ore sono più che sufficienti per visitare il paesello.
Per impiegare il resto della giornata, pensiamo di recarci al promontorio di Point du Raz, il punto più ad ovest di tutta la Francia (isole escluse).








Trascorso così piacevolmente il pomeriggio, quando rientriamo a Locronan sono ormai le nove di sera. Vorremmo cenare fuori, in una delle tante creperies in paese... ma i nostri "usi mediterranei" destano molto stupore: alle nove di sera qui non si mangia, al massimo si digerisce. Un po' contrariati, ce ne torniamo all'accampamento, dove ci prepariamo un risottino con la cucina da campo. Vorremmo fare una doccia… ma evidentemente è troppo tardi anche per quello: l'acqua calda non va dopo le 22.
Locronan si rivela quindi un borgo molto grazioso, ma con dei ritmi più da casa di riposo che da località di villeggiatura!

Mercoledì 17 agosto 2011 – Locronan – Carnac – km 144




Oggi si parte alla volta della Bretagna del sud, fino a Carnac, sito di reperti megalitici risalenti alla preistoria. Ci prepariamo quindi ad un nuovo viaggio nel tempo. Ci aspettavamo di trovare i megaliti in un luogo oscuro, impervio, di difficile accesso, un po' isolato dal mondo… invece scopriamo che Carnac è una specie di Jesolo di Bretagna, con spiagge, stabilimenti balneari, villaggi-vacanze… e tanto, tanto traffico di vacanzieri! Un luogo caotico, dove tra l'altro fa parecchio caldo. Campeggi ce ne sono parecchi, anche troppi. Per cercare quello che possa essere più adatto alle nostre esigenze, andiamo all'Ufficio del turismo a chiedere informazioni. Qui ci danno una bella lista di tutti i camping in zona, così possiamo scegliere senza vagare a vuoto. Optiamo per il Kerbus (costo 18 € complessivi), che non è lontano dal centro della cittadina ma è fuori dal caotico traffico delle spiagge... ma soprattutto è a soli 100 metri dalla linea dei megaliti.
Allestiamo quindi il campo...




...e poi usciamo subito alla scoperta dei misteri delle pietre di Carnac.
La cosa che desta maggiore impressione sono le dimensioni del sito: si tratta di decine e decine di km lungo i quali sono disposti i grandi pietroni in lunghissime file parallele.










Ci sono anche delle composizioni che si staccano dagli allineamenti: quadrilateri, dolmen, o grandi megaliti isolati, e tumuli di grandi proporzioni.







La datazione dei reperti è tra il 6500 e il 5000 avanti Cristo, in età neolitica. Camminiamo a piedi in lungo e in largo per diverse ore esplorando le varie zone del sito, che portano nomi oscuri: Ménec (luogo del ricordo), Kermario (luogo dei morti), Kerlescan (luogo dell' incendio).
Una così lunga passeggiata però ci ha messo decisamente fame (anche perché non abbiamo pranzato). Per fortuna in mezzo ai megaliti si trovano anche posti di ristoro, come la creperie "chez Céline", dove ci facciamo servire un paio di galettes… un paio a testa, s'intende!








Infine rientriamo al Kerbus, dove terminiamo la giornata con una doccia rinfrescente e una buona tisana.

Giovedì 18 agosto 2011 – Carnac – Josselin – Poitiers – Chauvigny – 439 km




Oggi inizia il viaggio di avvicinamento verso casa. Prima però facciamo una deviazione verso nord, per visitare il castello di Josselin, il principale castello della Bretagna, con le sue nove maestose torri che si specchiano nel fiume Oust.



Mentre attendiamo la guida passeggiamo per le viuzze del piccolo borgo medievale e scopriamo la chiesa di Notre Dame du Roncier, così chiamata perché ebbe origine da una statua della Vergine trovata da un contadino in un roveto, e interpretata come segno "miracoloso".





Olivier de Clisson e sua moglie Marguerite de Rohan, che abitarono e diedero lustro al castello e alla cittadina...





Parte finalmente la visita guidata. Fortunatamente per noi la guida parla un francese comprensibilissimo, così possiamo seguire con interesse la storia della residenza dei Rohan.
Apprendiamo che le origini dell'edificio risalgono addirittura al IX secolo, ma da allora ha subito vicende molto altalenanti: danneggiamenti, distruzioni, ricostruzioni e modifiche. Da severa fortezza militare qual era nel rinascimento, fu trasformato in residenza raffinata e lussuosa, nella quale i castellani conducevano una vita molto elegante. Il castello soffrì particolarmente durante le guerre di religione, poihé i conti di Rohan militavano attivamente nelle file ugonotte.
Oggi, riportato agli antichi splendori dopo un meticoloso restauro, è ancora abitato dai discendenti dei Rohan, per cui non tutte le stanze si possono visitare.












Scolpito sulla facciata, ancora oggi trionfa il motto dei Rohan, "à plus"...



A Josselin sorge anche un curioso "museo delle bambole", che però non abbiamo visitato.
Dopo Josselin lasciamo la Bretagna e iniziamo il lungo viaggio di rientro, che sarà spezzato in più tappe.
Man mano che ci allontaniamo dal nord e ci inoltriamo verso le regioni centrali del Paese cresce decisamente la temperatura, e anche l'afa. Urge quindi un cambio d'abito: via il giubbetto in pelle e su la giacchetta in cordura traforata.
La città designata per la sosta notturna è Poitiers, ci arriviamo quando sono quasi le 7 di sera.. Attraversandola tutta però non troviamo tracce di campeggi, decidiamo quindi di passare oltre. A circa 20 km sorge un piccolo, grazioso borgo medievale, Chauvigny, dove troviamo un bel campeggio al costo di 11,30 (complessivi) a notte.
Ci accampiamo (da Locronan in poi abbiamo usato sempre la tenda piccola) e subito ci fiondiamo in paese a caccia di una creperie. Ci facciamo servire un paio di galettes a testa da una cameriera in abito medievale, acqua e sidro per un totale di 37 euro.








Prima di andare a dormire, ci concediamo una passeggiata tra le mura fortificate del borgo.





Venerdì 19 agosto 2011 – Chauvigny – Lapalisse – Lione – Grenoble – Vizille – km 581



La mattina partiamo da Chauvigny intorno alle 10. Non sappiamo bene dove ci fermeremo per la notte, forse a Lapalisse, ma anche più avanti se possibile. Il viaggio fila tranquillo fino a mattina inoltrata. Decidiamo di fermarci lungo la strada per mangiare qualcosa, ma capitiamo in un posto un po' triste, una specie di bettola, il cibo che ci portano è visibilmente scongelato e non particolarmente gustoso. La zona che abbiamo attraversato ci è apparsa molto meno gradevole nell'aspetto, quasi degradata, le case anonime, le rotonde incolte, senza le tipiche composizioni floreali.
Un peccato, perché pochi km dopo (scopriremo poi), c'erano paesi molto più carini e d'aspetto più curato. A poca distanza c'è Lapalisse, il paese reso celebre dalle sue famose "verità", quelle che sono così ovvie da rasentare il ridicolo.




In realtà il signore di Lapalisse, valoroso condottiero e maresciallo di Francia sotto Francesco I, morto combattendo a Pavia, ebbe il solo torto di vedersi dedicata un'ode celebrativa, i cui versi vennero poi storpiati dai posteri… e oggi è per tutti quello che "se non fosse morto sarebbe ancora vivo".
A Lapalisse, comunque, ci scherzano abbastanza sopra, arrivando a definirsi il paese delle "verità".
Si può ancora ammirare il bellissimo castello del nobile guerriero.










Lapalisse doveva essere la nostra destinazione serale… ma sono appena le due del pomeriggio. Decidiamo di proseguire in direzione Lione, in modo da avvantaggiarci per il giorno seguente. Quando arriviamo a Lione è pomeriggio inoltrato, e la temperatura, ad andatura urbana, è davvero insopportabile. Lione è una città enorme, tentacolare, dove tutti guidano malissimo e hanno molta fretta. Inoltre le indicazioni stradali (dobbiamo tenere per Grenoble) sono di non facile interpretazione. Facciamo un pezzo di tangenziale a pedaggio, perdiamo un po' di tempo per cercare la strada. Quando finalmente ci lasciamo alle spalle la metropoli è già ora di metterci a cercare un campeggio.
Tra Lione e Grenoble, tuttavia, non è zona di turismo, o almeno non da turismo in campeggio. Il cielo va decisamente verso l'imbrunire, si riaffaccia "l'incubo" di Deauville. Nella zone di Grenoble però troviamo indicazioni per un camping, verso Vizille. Speranzosi, imbocchiamo quella strada. Il camping c'è, anche molto bello: si chiama "Le bois du cornage". Per nostra fortuna, nonostante siano le otto passate, la reception è ancora aperta. Il prezzo: 14,90 complessivi. Ci concediamo na cena veloce, con tonno e piselli in scatola, seguita da una doccia rigeneratrice. C'è anche il bar, decidiamo quindi di concludere la serata (l'ultima fuori casa) in bellezza con due belle birre (a testa).




Sabato 20 agosto 2011 – Vizille – Monginevro – Castiglione Mantovano – km 566



Ultimo giorno della nostra motovacanza. Alle 9.30 lasciamo le bois du cornage. Ci dirigiamo verso Briançon, poi verso il passo del Monginevro, per rientrare in patria. Da lì al Sestrière, per non farci mancare le belle curve di montagna, visto che per due settimane abbiamo visto solo pianura o quasi.



Scesi dal Sestrière la brutta sorpresa: in pianura ci attendono temperature davvero africane. Nel cuneese una breve sosta per un panino, ma soprattutto per godere per qualche minuto dell'aria condizionata di un centro commerciale. Poi verso Asti, da dove imboccheremo la SS 10, che ci porta a Mantova, a casa.
L'attraversamento della pianura padana è davvero un supplizio atroce: sono le ore più calde della giornata e ci saranno 40 gradi.
Arriviamo a casa quando sono le 19, e dal primo giorno di viaggio ad ora i km percorsi sono stati in totale 4564.


Torna all'inizio